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TogglePerché senti utilizzare i due termini a volte come sinonimi e in altre occasioni invece ti sembra che alludano a sfere di significato differenti?
Nulla di più normale. Infatti è complesso uscire sani e salvi, senza giramenti di testa, dalla selva della nomenclatura sul web; specie quando le terminologie sono utilizzate in modo approssimativo. In questo articolo andremo ad analizzare come e perché spesso si utilizzano due denominazioni diverse + una (cannabis/canapa + marijuana) per identificare parti provenienti dalla stessa pianta: la Cannabis Sativa.
Nel frattempo, un primo “mistero” è già stato risolto: abbiamo detto che sia che tu dica canapa o cannabis (o anche marijuana) fai riferimento a definizione che si identificano nello stesso seme della medesima pianta: la Cannabis Sativa.
Un importante studio, condotto dagli scienziati Ernest Small e Arthur Cronquist, pubblicato nel 1976 dall’Associazione Internazionale di Tassonomia Vegetale, ha concluso che sia la varietà della canapa che della cannabis (o marijuana) appartengono alla stessa specie (Cannabis Sativa).
Ciò che differenzia canapa e cannabis è la quantità prodotta delle ghiandole resinose, note come tricomi. Se questi tricomi contengono una dose elevata di tetraidrocannabinolo (THC), il cannabinoide più noto per le sue sostanze psicoattive, allora si parla di cannabis (o più comunemente di marijuana). Si definiscono invece con il termine canapa, quei prodotti di Cannabis Sativa che contengono meno dello 0,5% di THC; per la legge europea tale soglia si abbassa allo 0,2%.
Solo i prodotti a base di canapa sono legali da vendere, acquistare, consumare e spedire. Questo limite ha portato a controversie di massa, in cui ci immergeremo in un altro articolo. La definizione internazionale di canapa è stata sviluppata perciò “a tavolino” dal ricercatore canadese Ernest Small in compagnia del suo collega Arthur Cronquist. Il limite arbitrario di THC dello 0,3% di Small è diventato standard in tutto il mondo come limite ufficiale per la canapa legale, dopo aver pubblicato un libro poco conosciuto, ma molto influente: The species problem in cannabis. È particolare il fatto che in questo stesso libro, Small dichiari come non esista nessun fattore biologico per cui si debba distinguere il ceppo della canapa da quello della cannabis.
Alcune dicerie sostengono che la cannabis è la pianta al femminile, capace di riprodursi, mentre la canapa è quella maschile, ma si tratta di un falso mito, di un’infondata leggenda “metropolotiana”.
Ciò nonostante è vero che una differenza (piccola e da intenditori) esiste tra cannabis e canapa. Una diversità sostanziale e fattuale, dovuta agli scopi industriali per cui la canapa è sfruttata. Mentre le piante di Cannabis psicoattve tendono a crescere poco per ottenere una struttura folta e cespugliosa, sviluppando tante ramificazione con successive infiorescenze; la canapa, invece, viene coltivata per crescere in altezza e favorire una maggiore ramificazione e una maggiore fibrosità, caratterisitche entrambe utili per i contesti di produzione e vendita del settore edilizio e di quello tessile in particolare.
Pensare che cannabis e canapa siano due varietà diverse della stessa pianta è quindi un falso mito. Nulla di più sbagliato. Si tratta di un differrenza legale più che naturale. Sbagliata o corretta non sta a noi, ora, deciderlo o sentenziarlo. Ne parleremo in un prossimo articolo dedicato al tema della legalità. Tuttavia, avvisiamo che gli Stati che consentono la coltivazione della canapa richiedono una licenza. Per cui anche se la produzione e la vendita di prodotti alla canapa è consentita dalla legge, l’allevamento della stessa senza i requisiti necessari, potrebbe metterti nei guai legali.
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